Occupazione, salute e organizzazione del lavoro nei lunghi anni Settanta

Le lotte inaugurate dal Sessantotto proseguirono con intensità variabile alla Casaralta fino al 1973, anno del rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici che sancì l’inquadramento unico e il diritto allo studio con l’istituzione delle 150 ore.

Nel 1974, un secondo accordo aziendale sancì la definitiva eliminazione del cottimo. La vertenza fece emergere la compresenza di differenti sensibilità e posizioni politiche, con le generazioni più giovani che simpatizzavano per organizzazioni della sinistra extraparlamentare come “Il Manifesto”, “Lotta Continua”, “Servire il Popolo”. La mediazione di Claudio Sabattini, all’epoca Segretario generale della Fiom di Bologna, nel ricordo dei protagonisti fu decisiva per ritrovare l’unità tra i lavoratori in lotta.

Negli anni Settanta, la salute e l’ambiente di lavoro assunsero un’importanza crescente nel confronto con il management: nel 1975, il Consiglio di fabbrica varò un piano di assemblee di reparto composto da tecnici e medici con il compito di tracciare un quadro delle problematicità dell’ambiente di lavoro e avanzare richieste precise all’azienda, sostenute anche dall’Ispettorato provinciale del lavoro di Bologna e sfociate nell’accordo aziendale de 1976.

La discussione sull’occupazione spinse i lavoratori bolognesi, in linea con la posizione della Federazione unitaria Cgil-Cisl-Uil, a respingere la richiesta aziendale di ampliare l’occupazione, chiedendo che le produzioni eccedenti fossero dirottate nelle Officine Meccaniche Casertane. Il Settantasette vide un confronto importante tra le maestranze bolognesi e il movimento studentesco sul tema della violenza, in seguito alla morte di Francesco Lo Russo.