La trasformazione della struttura industriale bolognese, avviatasi con i primi fenomeni di decentramento produttivo negli anni Settanta, proseguì negli anni Ottanta e Novanta, interessando non solo la metalmeccanica ma tutti i settori industriali, in primis il tessile-abbigliamento. Quest’ultimo fu interessato da un vero e proprio processo di deindustrializzazione, che portò alla chiusura della maggior parte delle aziende storiche del comparto. Il mutamento dei luoghi della produzione metalmeccanica, invece, comportò sia fenomeni di dismissione, con la conseguente creazione di aree dismesse, sia uno spostamento delle fabbriche sul territorio. Nuovi stabilimenti vennero impiantati nell’hinterland bolognese, mentre alcuni storici complessi industriali collocati nelle aree più centrali del capoluogo felsineo furono abbandonati tra anni Ottanta e Novanta (Casaralta, Minganti, Riva Calzoni). Numerose furono le forme di resistenza nei confronti dei processi di dismissione e deindustrializzazione, che video protagonisti lavoratori e lavoratrici.