Nel 1978 venne siglato un accordo, a conclusione di una vertenza che vide 30 ore di sciopero, che prevedeva il risanamento degli ambienti di lavoro e piani di sviluppo per gli stabilimenti. In questo contesto, la sede produttiva di Loiano veniva trasferita a Monghidoro.
Tuttavia verso la fine del decennio l’iniziativa di espansione verso l’Appennino sembrò momentaneamente arrestarsi: nel 1979 la Plessey decise di spostare la divisione meccanica a Zola Predosa, iniziativa che non ebbe seguito grazie alla mobilitazione dei lavoratori, appoggiati dai sindacati e dagli enti locali.
Le agitazioni proseguirono l’anno successivo, con i sindacati che denunciavano il mancato rispetto degli accordi presi. Contestualmente allo sciopero nazionale dei metalmeccanici, in maggio iniziò una vertenza contro la cassa integrazione richiesta per un centinaio di dipendenti. La vertenza si concluse solo nell’ottobre del 1980, dopo nove mesi di trattative e 90 ore di sciopero, con un nuovo accordo che garantiva aumenti salariali, nuove assunzioni e la costruzione di nuovi capannoni.
Nel corso del 1983 l’Arcotronics intervenne nella complessa vicenda della Ducati Elettrotecnica, destinata alla liquidazione dal gruppo Zanussi, dimostrando interesse per rilevarla. Tuttavia le manovre non si concretizzarono, secondo i vertici aziendali per via della pressione subita da istituzioni e sindacati. I lavoratori dell’Arco mostrarono solidarietà ai colleghi coinvolti nella crisi, esprimendosi contro le operazioni della dirigenza.
Nell’ottobre dell’anno successivo si aprirono altre tensioni con i tentativi di introdurre il turno di notte, indesiderato dagli operai. La situazione si complicò nel giugno del 1985 quando alla Wedge subentrò la multinazionale americana Emhart. Ne scaturì una vertenza, che si concluse solamente con la firma dell’accordo del 17 dicembre. Quest’ultimo prevedeva nuove assunzioni, aumenti salariali e la riduzione dell’orario di lavoro in cambio dell’introduzione del terzo turno notturno.