Zona industriale Casalecchio di Reno

Il Comune di Casalecchio di Reno è collocato a ovest di Bologna e rappresenta uno snodo cruciale dell’hinterland cittadino. Fin dal tardo Ottocento, soprattutto a ridosso del fiume, prese forma una zona industriale che si è progressivamente ampliata ad aree circostanti. Tra le prime fabbriche ricordiamo il canapificio sorto nel 1842 nella zona poi ribattezzata Filanda: all’epoca era uno dei primi in Italia per dimensioni, macchinari e disponibilità finanziarie. Nel secondo Ottocento sorsero altri opifici, alcuni mulini e, nel 1873, una cartiera, detta del Maglio la quale, benché nel territorio comunale di Sasso Marconi, era geograficamente parte della zona industriale casalecchiese.

Nel primo Novecento, Casalecchio maturò una vocazione turistica, in particolare sulla sponda destra del Reno, ma anche attorno all’area del Lido e nel quartiere Calzavecchio. Ciò suggerì una collocazione delle aree industriali in una fascia più settentrionale del territorio comunale. Fra le ditte che qui si insediarono ricordiamo la Hatù, nata nel 1922 per produrre preservativi e altri articoli in gomma. Fortemente provata dalla seconda guerra mondiale, la zona industriale di Casalecchio ebbe un notevole impulso negli anni del boom economico, quando fu scelta da imprese che abbandonavano il troppo congestionato capoluogo felsineo, come la fabbrica di giocattoli Giordani, la ditta meccanica Marzocchi Pompe, e le storiche Officine meccaniche Zamboni. Tra le altre imprese manifatturiere storiche di Casalecchio ricordiamo il mobilificio Mascagni, il birrificio Ronzani e la Cassoli, protagonista del settore packaging, della quale sono oggi eredi la Cps Company e la Ecocap’s.

Bibliografia

  • Adversi Ivano, I luoghi dell’industria fra trasformazione urbana e abbandono, Bologna, Editrice Socialmente, 2013.
  • Chierici Pier Luigi, Stadiotti Marco, Stadiotti Angelo (a cura di), Casalecchio di Reno. Una città, la sua storia, la sua anima, Carnate, Telesio, 2003.
  • Dalmonte Polvani Annamaria, Casalecchio di Reno. Percorsi e immagini della sua civiltà, Bologna, Pontenuovo, 1985.

Percorsi tematici

La Giordani è stata una storica azienda felsinea, nota soprattutto per la produzione di giocattoli e altri articoli per bambini, come carrozzine e tricicli. Venne fondata nel 1875 da Raffaele Giordani, un artigiano bolognese che aprì una bottega in via San Vitale n. 16, poco distante dalle due torri. Si trattava di un’attività che richiedeva le competenze di fabbro e di meccanico, dato che alle classiche lavorazioni in metallo battuto Giordani abbinava alcune produzioni per l’epoca pionieristiche, ossia i velocipedi. Erano gli antenati della moderna bicicletta, con ruote anteriori molto grandi e utilizzati prevalentemente dalle classi sociali altolocate. Abbastanza diffusi oltralpe, in Italia ebbero un certo mercato soprattutto negli anni della cosiddetta Belle Époque.

L’attività di Raffaele Giordani fu così portata avanti dal figlio Pietro, che trasferì la bottega in locali più ampi, presso il Foro Boario (oggi piazza Trento e Trieste). Contemporaneamente iniziò a fabbricare anche qualche bicicletta e alcune sedie a rotelle per invalidi, ma soprattutto dei tricicli, che all’epoca erano tra i giocattoli più ambiti. Anche questi erano interamente in ferro battuto e per lo più acquistati da una clientela benestante. Nel 1911 fu la volta della terza generazione dei Giordani, ovvero di Raffaele, omonimo del nonno, che però dovette momentaneamente ridurre l’attività per lo scoppio della Prima guerra mondiale, durante la quale fu occupato all’Arsenale militare come operaio specializzato.

Dopo il conflitto, in un nuovo locale fuori porta Galliera e insieme con i fratelli più piccoli – Giuseppe, Alberto e Aldo, che sarebbero tutti scomparsi prematuramente –, riprese a produrre biciclette e tricicli, ma anche carrozzine giocattolo e attrezzi da giardino, fra i quali le carriole. L’attività si direzionò poi sempre di più sui giocattoli e con un certo successo, tanto che nel 1932 fu necessario spostarsi in uno stabilimento più grande, in via Nicolò dall’Arca, sempre alla Bolognina. Negli anni Trenta, il figlio di Raffaele, Pietro, anch’egli omonimo del nonno ed entrato in azienda per coadiuvare il padre, contribuì notevolmente all’espansione commerciale, portando i giocattoli Giordani a essere esportati addirittura nelle Americhe. Tra questi spiccava il «ciclobalilla», ovvero una bicicletta per bambini fra i quattro e i dieci anni, concepita con innovativi standard di sicurezza.

Nel 1941, lo stabilimento dava lavoro a quasi 600 addetti, il 70% dei quali erano donne. La Seconda guerra mondiale portò prima a una conversione della produzione per finalità belliche e poi a gravi danneggiamenti dovuti ai bombardamenti e alle requisizioni tedesche. Dopo la Liberazione, la ripresa fu dopotutto rapida e guidata da Pietro Giordani, coadiuvato dai fratelli Ermete, Guerrino, Luciano ed Emilia, e dal di lei marito Umberto Grossi.

Nel secondo dopoguerra si ebbe il cosiddetto baby boom, ovvero un grande aumento delle nascite che portò a un progressivo aumento del fatturato della Giordani, anche in considerazione della maggiore capacità di spesa delle famiglie italiane. L’azienda divenne ulteriormente famosa per i passeggini, le carrozzine, i tricicli, le biciclettine e le piccole automobili-giocattolo. E così si dovette individuare un nuovo polo produttivo, perché la fabbrica alla Bolognina era diventata insufficiente.

Fu quindi realizzato un nuovo stabilimento a Casalecchio di Reno, che occupava 70.000 metri quadrati, collocato presso l’attuale via Domenico Cimarosa, in una porzione di territorio strozzata fra l’autostrada A1 e la Porrettana. Ultimato nel 1961, la nuova fabbrica ospitò tutta la nuova produzione, eccetto un reparto di costruzione dei tricicli che rimase in via Nicolò Dall’Arca fino al 1966. Contemporaneamente i giocattoli Giordani si evolvevano, con le ruote con cuscinetti a sfera, con le prime applicazioni elettriche alle automobili-giocattolo per bambini, e soprattutto con la plastica a sostituire il metallo. La lamiera, costosa e pesante, lasciava il passo a nuovi materiali termoplastici polipropilenici, robusti, leggeri, indeformabili e praticamente infrangibili, meglio adatti a sopportare l’irruenza dei giochi infantili, garantendo anche una maggiore sicurezza.

Gli anni Settanta furono l’acme del tragitto aziendale, mentre seri problemi si profilavano all’orizzonte. Il primo e più grave era il calo delle nascite, che comportò una compressione del fatturato e le conseguenti difficoltà sul piano finanziario. In secondo luogo, i giocattoli e i prodotti per bambini furono interessati da una crescente segmentazione, mentre la produzione Giordani rimase confinata a un ambito dopotutto ristretto – dalle carrozzine alle automobiline, passando per i tricicli – perdendo così di competitività sul piano commerciale. Infatti, la concorrenza era diventata maggiore e più agguerrita, con grandi aziende, anche multinazionali, in grado di produrre linee accattivanti e seducenti, magari perché ispirate agli eroi dei fumetti o ai personaggi dei cartoni animati.

Nel 1984, la famiglia Giordani decise di cedere l’azienda, oramai ampiamente in crisi. La nuova proprietà fallì nel tentativo di rilancio, tanto che lo stabilimento chiuse i battenti pochi anni dopo. Oggi il marchio Giordani è di proprietà della Giochi Preziosi, grande gruppo italiano del giocattolo. La grande fabbrica di Casalecchio, invece, è stata oggetto di un intervento di riqualificazione, che ha portato a un porzionamento dei capannoni e alla costituzione di una piccola zona industriale, circondata da via Domenico Cimarosa, via Antonio Zannoni e via Francesco Cilea, che oggi ospita varie piccole e medie aziende del settore manifatturiero e di quello terziario.

Bibliografia

  • Campigotto Antonio, Giordani: una famiglia, un’azienda, in "ScuolaOfficina", n. 2, 2012, pp. 4-7.
  • Campigotto Antonio, Pini Piero, Costruttori bolognesi di giocattoli a pedali, in "ScuolaOfficina", n. 2, 2022, pp. 14-23.
  • Lavit Alberto, Soldano Luigi, Auto per gioco, Vimodrone, Giorgio Nada editore, 2001.
  • Pini Piero, Giocattoli Giordani: note tecnico-costruttive, in "ScuolaOfficina", n. 2, 2012, pp. 14-17.
  • Pini Piero, Per i “dinamici” bambini italiani: la Ciclobalilla Giordani (1934-1950), in "ScuolaOfficina", n. 1, 2013, pp. 10-15.
  • Zoeddu Alessio, Giordani: una grande industria al servizio dei piccoli, in «ScuolaOfficina», n. 2, 2012, pp. 8-14.