Il ’68 alla Cogne si aprì con la grande mobilitazione per ottenere dal governo nazionale l’apertura di credito alla Corea del Sud e sbloccare quindi la commessa da 2,4 miliardi di lire; la risposta degli operai alla comunicazione della mancata apertura, giunta il 9 aprile alla commissione interna, fu una serie di manifestazioni cui presero parte operai, impiegati, istituzioni e cittadinanza. Grazie all’imponente mobilitazione a luglio si ottenne lo sblocco della commessa. La mobilitazione produsse anche una grande coesione e solidarietà tra tutti i lavoratori, operai e impiegati, una particolarità della Cogne di Imola. Si decise così l’apertura di una vertenza il 28 agosto 1968 basata su una piattaforma rivendicativa molto avanzata di 11 punti. Il primo è paradigmatico della radicalità delle istanze: parità di retribuzione tra uomini e donne. Tra agosto e dicembre di quell’anno si realizzarono più di 120 ore di sciopero con livelli di adesione altissimi; il 5 dicembre la direzione fu costretta ad accettare tutti i punti della vertenza. La Cogne grazie a questo accordo all’avanguardia diventò un punto di riferimento per tutta la regione ma non solo.
Il 1969 è caratterizzato anche alla Cogne di Imola dalla convergenza tra lotte operaie e studentesche; sono molti gli studenti infatti a supportare nel luglio del 1969 il cosiddetto “sciopero della tenda”: per una settimana lavoratori, studenti e solidali sostarono davanti alla fabbrica esponendo un cartello con lo slogan “la produzione cresce, la paga cala”. È infatti in corso la vertenza per l’aumento del premio di produzione, che si conclude con una vittoria il 2 luglio 1969, l’accordo non stabilì solo l’incremento del premio annuo da 71.500 a 100.000 lire, ma anche il diritto di assemblea dentro l’azienda.