La lotta per l’abolizione del cottimo e delle qualifiche (1970-74)

Il 22 settembre 1970 si aprì la vertenza alla Sasib con una piattaforma rivendicativa incentrata sull’abolizione delle qualifiche e del cottimo, sintomatica dello slancio egualitario delle lotte del nuovo decennio. A fine gennaio, in quattro mesi di vertenza, le ore di sciopero furono 120 pro-capite; si assistette a «centinaia di fermate articolate per reparto, autolimitazioni dei cottimisti, manifestazioni e cortei interni» e si bloccarono addirittura i portoni, impedendo ai semilavorati e agli impianti completi di lasciare la fabbrica. L’azienda rispose con una provocazione, facendo intervenire la polizia a minacciare gli operai. I punti qualificanti della vertenza erano: disincentivare le curve di cottimo, garantendo invece un guadagno minimo; abolire la quarta e la quinta categoria; stabilire criteri oggettivi per i passaggi di categoria, togliendo così la discrezionalità alla direzione. Le provocazioni della direzione e la sua iniziale intransigenza portarono alla rottura delle trattative e alla scelta di una linea dura di lotta, che portò al blocco dello stabilimento a fine gennaio. Il 5 febbraio 1971 venne raggiunto l’accordo dopo 150 ore di sciopero: si ottenne l’eliminazione della quarta e quinta categoria entro il 1 dicembre 1972, si stabilirono inoltre i criteri che determinavano i passaggi di categoria e le curve di cottimo diminuirono da 5 a 3, garantendo comunque un guadagno minimo per ciascuna curva. Con un accordo successivo, del 1974, si stabilì l’interruzione delle lavorazioni a cottimo entro il 31 dicembre dello stesso anno.