Sin dai primissimi mesi del 1968, manifestazioni e contestazioni operaie animarono la ditta Calzoni. Queste portarono alla firma, nel luglio 1968, di un accordo aziendale tra la direzione e le organizzazioni sindacali (Fiom-Cigl, Fim-Cisl, Uilm-Uil) con il quale veniva riconosciuto un premio di produzione ai dipendenti pari al 3,50% dei minimi contrattuali, l’aumento della paga e la riduzione del monte ore settimanale a 43 (42 a partire dal 1° gennaio 1969).
Ciò nonostante, scioperi e picchetti si susseguirono nei mesi successivi, anche con la partecipazione delle maestranze Calzoni alle manifestazioni promosse dalle organizzazioni sindacali della Regione. Nel gennaio 1969 circa il 98% degli operai della fabbrica prese parte alla sciopero regionale promosso da Cgil, Cisl e Uil “per l’annientamento del ghetto dei salari”, quando incontrarono anche la presenza rafforzata di carabinieri e poliziotti presso lo stabilimento. Le manifestazioni per le vie cittadine degli operai metalmeccanici proseguirono, mostrando l’unità della categoria contro le resistenze padronali: nell’ottobre 1969 un grande sciopero vide l’incontro al ponte sul Reno dei manifestanti provenienti dalle fabbriche del quartiere Santa Viola, dove era situato lo stabilimento Calzoni, e Borgo Panigale, cui segui un comizio davanti a migliaia di metalmeccanici.