La formazione professionale nella contrattazione sindacale

La formazione professionale dei lavoratori divenne, nella seconda metà degli anni Ottanta, uno dei principali temi oggetto di contrattazione tra le le organizzazioni sindacali e la direzione aziendale.

A dicembre 1985, negli anni in cui l’introduzione dei sistemi elettronici nelle industrie cominciava a modificare l’organizzazione del lavoro, l’azienda si impegnò, siglando un accordo con il consiglio di fabbrica e la FLM provinciale, a fornire anticipatamente informazioni circa l’applicazione di nuovi sistemi e i loro riflessi in termini occupazionali per consentire al consiglio stesso di esaminare i nuovi programmi aziendali, anche formulando proprie proposte. In relazione alle nuove tecnologie, le parti convennero sulla necessità di promuovere e favorire la formazione professionale delle maestranze, fornendo nozioni sulle tecnologie adottate e sui processi lavorativi e organizzativi coinvolti, oltre che una formazione di carattere più generale. Nell’accordo era anche prevista la prosecuzione delle sperimentazioni professionali avviate nel 1981 e il mantenimento dell’organico attuale, prevedendo contratti di formazione lavoro per l’ingresso dei più giovani.

Sul finire del decennio, nel 1989, un nuovo accordo sottoscritto dal consiglio di fabbrica e dall’azienda prevedeva nel triennio 1989-1991 l’assunzione di nuovi addetti che compensassero le uscite, al fine di mantenere inalterato il livello occupazionale. Tra i settori di interesse per la crescita aziendale, all’interno dei quali sviluppare professionalità elevate, furono individuati settori come il montaggio, elettronici, montaggio attrezzatura, rettifiche e controllo numerico. La Cevolani si impegnò nuovamente a porre una particolare attenzione ai percorsi di istruzione e  di inserimento dei lavoratori assunti con i contratti di formazione e lavoro, da integrare successivamente nell’organico con la trasformazione dei loro contratti in tempo determinato.