Gli anni ’70 si aprirono alla Sabiem con una vertenza i cui punti centrali erano: il riconoscimento del consiglio di fabbrica come organo unico di rappresentanza dei lavoratori con il diritto di intervento in merito a tutti gli aspetti della salvaguardia della salute dei lavoratori, il controllo operaio sulle condizioni e l’ambiente di lavoro e la modificazione dei criteri di inquadramento unico (abolizione della quarta e quinta categoria e delle sperequazioni esistenti in ogni categoria). Per il rifiuto dell’azienda di trattare le questioni dirimenti della vertenza il consiglio di fabbrica indisse 3 ore di sciopero articolato da effettuare tra il 34 giugno e il 3 luglio del 1971. A metà settembre le maestranze scesero nuovamente in sciopero e tennero un corteo molto partecipato che giunse fin sotto la palazzina della direzione generale. Il 28 settembre, a 3 mesi dall’apertura della vertenza, venne raggiunto l’accordo: le maestranze ottennero tutti i punti richiesti. La questione della salute nel luogo di lavoro tornò L’accordo del 1976 stabilì infatti di distaccare un ingegnere e collocarlo a capo dell’ufficio “funzione ambientale” con il compito di studiare le innovazioni tecniche utili a bonificare l’ambiente. all’ordine del giorno in diversi momenti della storia della fabbrica: a luglio del 1973 gli operai si fermarono mezz’ora per scioperare contro il caldo torrido e contro l’insufficiente impianto di areazione; 3 anni dopo, nel 1976, le maestranze protestarono contro la concentrazione di diverse lavorazioni intorno all’acciaieria, che comportava problemi per tutti i lavoratori a causa della presenza di rumore, gas e polveri, ma anche per l’utilizzo di acidi, resine e agglomerati. Per questi motivi le organizzazioni sindacali e il consiglio di fabbrica rivendicarono di poter monitorare i processi di ristrutturazione in atto. Alla fine del decennio, a giugno del 1979, si aprì una vertenza con al centro la richiesta di una chiara politica industriale sugli investimenti, l’assunzione di giovani e, nuovamente, investimenti sulla salute e sulla sicurezza sul luogo di lavoro, specie per la fonderia, e l’adeguamento dei salari per recuperare il potere d’acquisto perso. Le parti raggiunsero l’accordo, dopo scioperi e manifestazioni, solo il 4 dicembre 1980.