Dal 1968 alla fine degli anni Settanta, numerose e differenziate furono le forme di conflittualità che si svilupparono nelle fabbriche metalmeccaniche bolognesi. Nel periodo 1968-73, i metalmeccanici bolognesi scesero in sciopero sull’onda della più ampia mobilitazione nazionale per i rinnovi contrattuali, le riforme sociali, nonché per motivi politici sia di carattere nazionale che internazionale. Gli oltre 600 accordi aziendali siglati nel periodo della grande conflittualità, portano traccia delle principali rivendicazioni dei lavoratori bolognesi: cottimo, qualifiche e inquadramento unico, ambiente e orario di lavoro, salario, oneri sociali, diritti sindacali. La crisi apertasi nel 1973, determinò un cambiamento nei temi e nelle forme della conflittualità, si moltiplicarono gli accordi sull’ambiente di lavoro e sulla gestione delle riorganizzazioni aziendali, aumentate nella seconda metà degli anni Settanta a seguito dei fenomeni di decentramento produttivo. I processi di ristrutturazione, la contrazione dell’occupazione nelle aziende di più grandi dimensioni e la proliferazione di aziende artigiane, fu al centro di importanti indagini promosse dai sindacati metalmeccanici bolognese.